venerdì 8 maggio 2009

Una Coppa da 8 milioni




La coppa vale un tesoro. In tutti i sensi. E’ importante conquistarla innanzitutto per il prestigio di un trofeo che manca nella bacheca laziale da cinque anni e su questo, squadra e società, sono concentrati e motivati al massimo. Ma è altrettanto importante che l’eventuale successo possa portare nelle casse laziali diversi milioni di euro. Un fattore non trascurabile, soprattutto di questi tempi, anche perché vincerla vorrebbe dire assicurarsi tra i 6-8 milioni di euro. In ballo ci sono diverse voci, come i diritti televisivi e quelli commerciali che si vanno ad aggiungere a quelli che dà la finale di Supercoppa che, per l’occasione, si giocherà allo stadio Olimpico di Pechino. E conoscendo la grande attrazione che vanta da quelle parti il calcio italiano, c’è la concreta possibilità che ci sia una stadio quasi esaurito, se non del tutto. Un business, insomma, di enorme valore che, sommato a tutto il resto, potrebbe garantire alle due società finaliste un introito vicino ai quattro milioni di euro. Niente male davvero.
In più c’è da considerare l’incasso che verrà diviso al 90% tra le due società e vedendo come sta procedendo la vendita dei biglietti c’è da essere più che ottimisti e poter immaginare che si possa anche realizzare il record per una finale di coppa Italia, magari arrivare ai 2 milioni di euro. Ieri, infatti, è terminata la prelazione per gli abbonati di entrambe le società e i tagliandi acquistati sono saliti a quasi 35.000: 22.000 per la Lazio, 13.000 per la Sampdoria. Da questa mattina partirà la vendita libera e già si sa che sarà una vera e propria caccia al biglietto, sia nella capitale, sia a Genova. Poi, ma sicuramente non meno importante rispetto al resto, c’è il premio che la Lega garantisce alla vincitrice che tocca quasi il milione di euro e infine l’ingresso nella futura Europa League, ex coppa Uefa. Insomma, chi vincerà la coppa Italia avrà tanti motivi per sorridere sia dal punto di vista sportivo, sia per quel che riguarda il lato prettamente economico-finanziario. Se, poi, dovesse essere la Lazio a conquistare il trofeo, il presidente Lotito è pronto a stanziare un ricco premio per i suoi giocatori. Dovrebbero essere 600.000 gli euro che il patron biancoceleste garantirà alla squadra, 30.000 euro a giocatore. Fino adesso, infatti, il numero uno laziale ha sempre garantito ai suoi giocatori un premio a obiettivo raggiunto. Accadde per il sesto posto del 2006 e il terzo del 2007, con la squadra che entrò in Champions League attraverso i preliminari. E farà lo stesso anche in questa stagione.

sabato 2 maggio 2009

Lazio con onore a San Siro…Ora tutto sulla finale!!!




Tutto scritto, ma niente scontato. La Lazio china il capo ai primi della classe e presta ago e filo agli uomini di Mourinho per cucire al meglio il tricolore sulle maglie. Una resa prevista e alla vigilia probabile, consumata però con onore e rispetto. Una sconfitta di Zàrate e compagni maturata grazie alle prodezze del solito Ibrahimovic che con un gol ed un assist ha piegato la bella Lazio di Rossi e ha regalato il successo ai suoi. Il palcoscenico è quello giusto per gustare una sfida che sa di calcio spettacolo. L’Inter è chiamata a confermare uno stradominio che da qualche domenica sta però scricchiolando, la Lazio invece affila le armi in vista della finale di coppa Italia e prima di calare definitivamente il sipario su una stagione vissuta fra alti e bassi. Fra turnover e stravaganti scelte tattiche, Delio Rossi pensa alla coppa. Oltre a non aver convocato Pandev e Dabo il tecnico romagnolo esclude sul fotofinish sia Foggia che De Silvestri, per gli inediti Del Nero e Siviglia. Il difensore calabrese infatti pur essendo un titolare storico di questa Lazio, nella sfida milanese si cimenta nel ruolo di terzino, che non ricopre ormai da tempo. Mourinho invece punta tutto sul solito Ibra, affiancato da Figo e Mancini, che respira un clima da derby. Parte subito forte l’Inter, che martella la Lazio con una travolgente rapidità di gioco. La squadra biancoceleste però non si fa cogliere impreparata e studia la formazione nerazzurra per disturbarla con ripartenze veloci e ficcanti. Al 4’ è la squadra di Mou a spaventare la Lazio. Lungo l’out di destra Luis Figo semina scompiglio nella retroguardia biancoceleste. Il portoghese infatti, ha la meglio su Kolarov nel suo rapido gioco di gambe. Il fantasista ex-porto dopo aver scartato il serbo laziale scodella in mezzo un pallone velenoso che attraversa l’area sfuggendo a tutti, Muslera e Radu compresi. Cinque minuti più tardi è la Lazio a rispedire al mittente l’offesa. Un’azione prolungata, su un fraseggio sostenuto, stupisce i padroni di casa e consegna Rocchi un pallone invitante al limite dell’area nerazzurra, ma la botta del capitano termina fuori. L’Inter corre e prova l’affondo con il solito Ibrahimovic. Lo svedese ci prova al 23’, battendo a rete un assist perfetto di Figo. La palla però esce di poco e sfiora soltanto il palo alla destra di Muslera. Con il passar dei minuti la prima della classe perde lucidità e lascia campo alla Lazio, che esce dal suo guscio. Delio Rossi chiede ai suoi di avanzare compatti, chiudendo gli spazi e lasciando Zàrate libero di svariare in avanti. È proprio il folletto argentino a tenere alta la tensione di un match tirato, e molto tattico. Maurito al 37’ entra in scena e manda in delirio la scala del calcio con una serpentina da capogiro, che mette fuorigioco mezza Inter, prima di chiamare in causa Julio Cesar con un plastico intervento. Un pubblico dalle grandi occasioni e un notte che per la compagine milanese doveva suonare da rinascita, dopo le ultime defaillance in campionato, riassunte dallo scivolone di Napoli e da un cospicuo vantaggio sulle seconde depauperato nelle ultime domeniche. Ed invece a chiudere in bellezza la prima frazione di gioco sono proprio gli ospiti. Prima del time-out sancito da Tagliavento infatti, è la Lazio ad impensierire Cesar. Lo fa con un bolide preciso e potente, che dalla lunga distanza Mauro Zàrate calcia in direzione della porta interista. La palla termina a lato di Cesar. Delusione e fischi, che calano il sipario su un Inter deludente e senza mordente. I pezzi forti sembrano disorientati e Ibrahimovic appare l’ombra sbiadita di se stesso. Si cambia campo e le difficoltà interiste persistono. Il tecnico portoghese allora spedisce nella mischia Crespo e Vieira, con l’intento di dar nuova linfa alla squadra, ma la svolta della gara, tanto per cambiare, giunge ancora una volta dai tacchetti del solito Ibra. Quando la squadra biancoceleste infatti sembrava gestire al meglio la partita, fra pressing e fluidi schemi in attacco, i padroni di casa affondano il colpo e passano in vantaggio. Al 13’ infatti il potente centravanti svedese raccoglie un pallone dalla trequarti e punta la porta laziale. Il campione interista si coordina perfettamente e incrocia un bolide preciso su cui Muslera non può nulla. L’urlo di San Siro, l’esultanza di Moratti e quella di Mourinho. La paura cala d’un tratto e quel tricolore cercato sin dall’inizio dell’anno, sembra ora saldamente cucito sulle maglie a strisce nerazzurre. La Lazio barcolla, si sfalda e incassa il secondo gol. Stavolta il fuoriclasse svedese si veste da assist-man e spedisce Muntari a tu per tu con Muslera. Il portiere uruguaiano accenna ad un intervento, ma il fendente del ghanese non lascia scampo. È il 2-0. La gioia sugli spalti si trasforma in pochi istanti in una festa. Il clima scudetto è proprio quello che si respira a San Siro, sponda nerazzurra. La Lazio chiude a testa alta il confronto e al fischio finale rivolge già i suoi pensieri altrove. La coppa Italia resta l’obiettivo principe di questo finale di stagione. Contro i nerazzurri gli uomini di Rossi non hanno certo sfigurato, giocando per larghi tratti alla pari con la prima della classe, ma adesso occorre voltare pagina. Zàrate e compagni tornano a casa per sudare e lavorare intensamente. Sabato c’è l’Udinese, ma la sfida vera è fissata fra 10 giorni. Da oggi in poi la Lazio si gioca davvero tutto e la finale con la Sampdoria vale tutto un campionato.

giovedì 23 aprile 2009

Unico ad anfield





Non ci potevo credere quando un mio amico mi ha scritto un SMS in cui diceva "tripletta di arshavin a Liverpool".sono rimasto a bocca aperta,e quasi quasi mi sono commosso li per li.ero tornato da poco a casa e quindi non avevo seguito quella pazzesca partita,ma sapere che shava aveva segnato tre reti prima,quattro poi nel finale è stato davvero incredibile.per me ma anche per tutti quelli che amano un calcio anti tipico come quello russo vedere il più forte giocatore russo dei giorni nostri,da molti sottovalutato e sbeffeggiato, segnare quattro e dico quattro reti ad anfield è un'emozione quasi paragonabile alle coppa UEFA vinte da CSKA e zenit in questi ultimi 5 anni.ora sfido chiunque a dire che andrey sia un montato e che ha giocato bene solo due gare all'europeo dell'estate scorsa.il russo ha offerto uno spettacolo senza precedenti in un tempio del calcio,anfield,dove solo i grandi riescono a vincere,o a segnare cosi tanti gol.non succedeva da anni un'impresa simile,perché solo i fuori classe possono compiere tali magie in campo.
i gol sono stati uno migliore dell'altro,il secondo una gemma pazzesca da vedere e rivedere.davvero complimenti al nostro andrey,che si sta integrando man mano alla perfezione nella nuova realtà inglese,sfoderando assist e reti di alta qualità,da vero numero 10,da vero leader.
la continua crescita del russo è sotto gli occhi di tutti,anche caratterialmente sembra migliorato,e se prima cadeva in errori banali che ne limitavano la totale consacrazione a livello mondiale,ora sembra più responsabile e questo non può che beneficiargli.
ora alla soglia dei 28 anni andrey può davvero essere (se non lo è già) uno dei migliori al mondo,può dare tanto al calcio con i suoi arcobaleni per i compagni o le sue perle che finisco alle spalle dei portieri.

forza andrey !

giovedì 16 aprile 2009

Dominio inglese in champions



Le inglesi, dopo aver fatto 3 a 0 alle italiane, ora mandano a casa le iberiche. Le semifinali, vedono sono il Barcellona a contrastare il potente predominio delle inglesi in champions ( Manchester, Chelsea, Arsenal). Ma cosa hanno in più? Sono più fortunate, più ciniche? E dove porterà la fuga continua di giovanissimi italiani, che fuggono in Inghilterra? Forse viene dato loro più spazio, e crescono meglio? Senza dubbio i risultati parlano chiaro, come l'anno scorso, 3 inglesi su 4 in semifinale. Ma quali sono le armi di queste inglesi? Sicuramente non esprimono il calcio più bello da vedere, quello lasciamolo almeno al calcio italo-iberico. Senza dubbio una condizione atletica eccellente, giocatori fisicamente molto dotati, e il fantastico tradizionale gioco aereo fanno prevalere le inglesi sul piano fisico. Infatti come corrono le inglesi a questo punto della stagione, quando le altre squadre arrancano, non corre nessuno, e a mio avviso questo è ricercabile nella diversa preparazione atletica che svolgono. Ma i veri salti di qualità delle inglesi negli ultimi anni sono grande aggressività, non arrendersi mai, un gioco veloce e coinvolgente, un pressing alto e costante grazie all'ottima condizione fisica, e le giocate individuali delle stelle.
Non dimentichiamo la grande disponibilità economica, che invita molti ricchi uomini d'affari ad investire in Inghilterra.
Tutto questo rende il campionato inglese combattuto e giocato ad altissimi livelli, poco in comune con il lento e macchinoso gioco italiano, il dominio di tre squadre, e i pochi colpi di scena. Certo, è inutile negarlo, anche la fortuna ha fatto la sua parte, e si è schierata a favore degli inglesi. Aspettiamo con ansia l'esito della Champions, sperando che le squadre iberiche e italiche tornino prepotentemente nel grande calcio ( Real madrid 9 champions, Milan 7).

domenica 12 aprile 2009

Lazio, derby memorabile



11 aprile - Il derby è partita a sé, e lo sa bene la Lazio che risorge proprio nella stracittadina.
I biancocelesti escono dalla crisi sconfiggendo per 4-2 la Roma al termine di una gara avvincente e molto nervosa. Il match infatti termina 9 contro 10 in seguito alle espulsioni di Panucci e Mexes da una parte, e Matuzalem dall'altra nella ripresa. Alle loro espulsioni si aggiungono quelle di Tare (Dirigente biancoceleste) e quelle di Luciano Spalletti che sembra siano arrivati alle mani negli spogliatoi.
Ma andiamo con ordine. Avvio al cardiopalma per i biancocelesti, che passano in vantaggio dopo un minuto con un goal di Goran Pandev, il macedone non segnava da oltre 90 giorni. Dopo 3 minuti arriva il grandissimo goal di Zaratè, un destro da fuori aria che porta i bincocelesti sul 2 a 0 dopo appena 3 minuti.
I giallorossi provano subito a rialzare la testa ed al 9' Mexes, in mischia, trova il pertugio giusto per battere Muslera: 2-1.
Finito il primo tempo. Nella riprese si ci aspettano una Roma all'arrembaggio, ma è ancora la Lazo a dettare legge.
Al 57' arriva il terzo goal: cross di Foggia, Doni non esce dai pali e Lichstainer schiaccia di testa. 3 a 1.
Ma la Roma ci crede ancora, rimasta in 9 uomini (Espulsi prima Panucci, poi Mexes insieme a Matuzalem) riesce al 79', con un altro colpo di testa di De Rossi, al primo goal in un dery, a riequlibrare l'incontro.
Ma ci pense Kolarov a chiudere definitivamente l'incotro grazie ad un goal da manuale del calcio, infatti: il serbo parte dalla propria area di rigore, avanza a piccolo trotto, dribla 2 difensori della Roma, tira con il destro (che non è il suo pide) e insacca la palla alle spalle di Doni.


La voce dei protagonisti: Lazio

L'accompagnatore della Lazio, Ighli Tare: "Ho visto negli spogliatoi il mister Spalletti e tutti i giallorossi lamentarsi con l'arbitro, gli ho detto che così non era corretto, lui mi ha risposto in maniera sgarbata. In seguito all'espulsione l'ho rifermato sulle scale per stringergli la mano ma lui ha ricominciato a lamentarsi. C'erano altri testimoni, comunque per me finisce qui. Questi episodi non devono cancellare la prestazione che ha fatto la Lazio, i ragazzi hanno giocato con grande cuore portando a casa una buona vittoria".

Il difensore della Lazio, Alexander Kolarov: "Sul gol volevo andare fino in fondo, ho cercato di piazzarla con il destro, mi è andata bene. E' una vittoria importantissima L'esultanza? E' il segno della croce fatto all'ortodosso. Ora riprendiamoci il campionato, dobbiamo centrare l'Europa, e vincere la Coppa Italia".

Il centrocampista della Lazio, Pasquale Foggia: "Abbiamo fdisputato una partita perfetta, vincere il derby così è il massimo. Era importante fare gol subito, perchè la Roma è micidiale negli spazi; questo ci ha permesso di chiuderci e ripartire. Abbiamo dimostrato che non siamo quelli delle tre sconfitte consecutive. Abbiamo vinto grazie al sacrificio di tutti, il ritiro ci ha fatto bene. La Lazio ha tanta qualità, si può fare ancora molto. Chiedo scusa a tutti per la rissa finale".


La voce dei protagonisti: Roma

L'allenatore della Roma, Luciano Spalletti: "Siamo entrati in campo e dopo un minuto c'è stato l'episodio dell'angolo: i miei giocatori chiedevano il rinvio da fondo mentre loro già erano pronti a batterlo e ci hanno colto impreparati. I due gol a freddo hanno determinato la partita, al di là del gioco. Dopo il 2-0 i miei giocatori, a mio avviso, hanno giocato una partita splendida, avrebbero meritato di più. Negli spogliatoi, nell'intervallo, protestavo per il rigore non concesso a Baptista. L'anno scorso proprio Morganti concesse un rigore alla Lazio per un fallo analogo di Juan su Bianchi e gli ho fatto notare il fatto che facesse differenze. Tare si è messo in mezzo senza motivo con il dito alto minaccioso verso di me, Morganti non ha bisogno di essere difeso, ne è capace da solo ed infatti ci ha espulso entrambi. Ammetto di aver sbagliato e giuro di non farlo più. Nel secondo tempo ci siamo allungati ed è venuta fuori una partita più rugginosa. Le espulsioni? L'arbitro ha dovuto estrarre cartellini rossi per poter tenere in mano la partita. Quarto posto? Ci credo ed abbiamo l'obbligo di rincorrere la posizione più alta possibile. La colpa di questo momento è di tutti".

giovedì 9 aprile 2009

Vincenzo Sarno, colui che fu un Prodigio

  Mi chiamo Vincenzo Sarno, ero un bambino come tanti, vivevo a Secondigliano e giocavo nella scuola calcio “Gaetano Scirea”.
Era il 1999, avevo ancora 11 anni quando un osservatore del Torino, girando tra le scuole calcio del napoletano, mi scovò.
Rimase sbalordito dalle mie giocate, tanto da segnalarmi ai suoi dirigenti.
Forse pensò che fossi un fenomeno, mi chiamarono "il nuovo Maradona".
Nell'ansia di arrivare prima degli altri pagarano a mio padre 120 mln di lire e io mi trasferii al Nord.
Rimasi a Torino poco più di un mese, ero piccolo, piangevo ogni sera, avevo nostalgia della casa e della mamma. Ritornai in patria.
Nonostante ciò nel 2001, quando avevo 13 anni, alla scuola calcio di Secondigliano arrivò un offerta della Roma.
Stavolta la cifra d'acquisto del cartellino era meno eclatante, ma lasciai di nuovo casa per trasferirmi a Roma.
Avevo talento, ma evidentemente non abbastanza per giocare in Serie A. Dopo 3 anni mi rimandarono a casa.
Avevo già lasciato la scuola. E rimasi senza nulla in mano.
Tornai a fare quello che ho sempre fatto: giocare a pallone alla scuola calcio.
Un'altra società entrò nella mia vita, una società di Serie C, la Sangiovannese di S. Giovanni Valdarno.
Partii di nuovo da casa, ma mi rimandarono a scuola.
In questa società incontrai una persona eccezzionale, Piero Braglia, il mister della squadra, che mi rimise la testa a posto.
Un giorno mi disse: «Se cambi atteggiamento, se ti senti già un fenomeno, ti caccio».
Domenica 15 mi fecero esordire in prima squadra e segnai il mio primo goal.
Mi chiamo Vincenzo Sarno, ero un bambino come tanti, vivevo a Secondigliano e giocavo nella scuola calcio “Gaetano Scirea”.

SMS PER L'ABRUZZO 48580




Ogni SMS inviato contribuira' con 1 euro, che sara' interamente devoluto al Dipartimento della Protezione Civile per il soccorso e l'assistenza. Il sistema sara' operativo dalle ore 23 di stasera. Dalle ore 9 di domani, sara' possibile donare 2 euro attraverso chiamata da rete fissa di Telecom Italia, utilizzando lo stesso numero 48580. Il Dipartimento della Protezione Civile fornira' tutte le indicazioni sull'utilizzo dei fondi raccolti.

mercoledì 8 aprile 2009

Terremoto Abruzzo, loro scavano noi chiamiamo: 48580




L'AQUILA, 7 aprile - Un terremoto di 5,8 gradi della scala Richter è avvenuto alle 3,32 con epicentro in Abruzzo, a circa 10 km dall'Aquila. La scossa è stata nettamente avvertita in tutto il centro Italia. Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, ha dichiarato che un sisma di questo tipo è considerato «moderato, con un'intensità 30 volte inferiore a quella che nel 1980 devastò l'Irpinia». Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha rinunciato al viaggio in Russia per volare subito nella zona della tragedia.

LUTTO AL BRACCIO - In segno di lutto per le vittime del terremoto che ha colpito l'Abruzzo su tutti i campi delle gare del prossimo turno di Serie A e B e del campionato Primavera sarà osservato un minuto di silenzio ed i calciatori scenderanno in campo con il lutto al braccio. Lo ha deciso la Lega calcio.

BILANCIO - È di 179 morti, di cui 40 ancora da identificare, il nuovo bilancio delle vittime del terremoto che ieri ha colpito la provincia dell'Aquila. Lo ha reso noto il Centro di coordinamento dei soccorsi all'Aquila. Al momento risultano anche 34 dispersi, numero provvisorio sottolineano i soccorritori, e circa 1.500 feriti.

SOLIDARIETÀ - Gli operatori di telefonia mobile Tim, Vodafone, Wind e 3 Italia, d'intesa con il Dipartimento della Protezione Civile, hanno attivato la numerazione solidale 48580 per raccogliere fondi a favore della popolazione dell'Abruzzo gravemente colpita dal terremoto. Ogni Sms inviato contribuirà con 1 euro, che sarà interamente devoluto al Dipartimento della Protezione Civile per il soccorso e l'assistenza. Il sistema sarà operativo dalle ore 23 di stasera. Dalle ore 9 di domani, sarà possibile donare 2 euro attraverso chiamata da rete fissa di Telecom Italia, utilizzando lo stesso numero: 48580. Il Dipartimento della Protezione Civile fornirà tutte le indicazioni sull'utilizzo dei fondi raccolti.

DISPERSO GIOCATORE RUGBY - Tra i numerosi dispersi all'Aquila c'è anche Lorenzo Sebastiani, pilone cresciuto nell'Aquila Rugby e in forza all'Accademia Federale di stanza a Pisa. Sebastiani è cresciuto nelle giovanili della società neroverde e ha partecipato due anni fa ai mondiali Under 19. Secondo indiscrezioni la casa dove abita è crollata

FIGC SOSPENDE TORNEO DELLE REGIONI - Il presidente della federcalcio, Giancarlo Abete, in conseguenza del terremoto ha deciso di sospendere il Torneo giovanile delle Regioni, in programma in questi giorni in Abruzzo. Il programma di oggi della manifestazione prevedeva la prima partita alle 10.30 a Pescara. Il presidente della Lega dilettanti Carlo Tavecchio ha annunciato che per il prossimo fine settimana è stato sospeso in Abruzzo il campionato dilettanti. Tavecchio ha anche confermato che è stato deciso di sospendere il Torneo delle Regioni, in programma in questi giorni in Abruzzo e che riguarda anche calcio femminile e calcio a cinque.

PETRUCCI: «VICINI ALLE FAMIGLIE» - «La parte importante, vista la drammatica situazione, è stare vicino alle famiglie. La parte sportiva viene dopo». Il presidente del Coni, Gianni Petrucci, si dice vicino ai familiari delle vittime del terremoto che nella notte ha colpito l'Abruzzo: «Tavecchio ha fermato il Torneo delle Regioni. Il Coni è presente. Accertiamo i danni e non vogliamo fare dichiarazioni sull'onda emotiva».

PESCANTE: «OFFRIREMO STRUTTURE ALL'APERTO» - Lo sport tende una mano a L'Aquila. I Giochi del Mediterraneo in programma a Pescara sono pronti a mettere a disposizione strutture e impianti per far fronte all'emergenza terremoto. «Se verranno chieste, potranno essere messe a disposizione strutture all'aperto, che possano servire per far atterrare gli elicotteri, per parcheggi. A Teramo, a Chieti, ovunque, perchè all'Aquila si sta vivendo una tragedia immane». Lo ha detto Mario Pescante, abruzzese di Avezzano, già deputato di Forza Italia e ora commissario straordinario dei Giochi.

MILAN E INTER SI MOBILITANO - Anche l'Inter e il Milan esprimono vicinanza e solidarietà alle popolazioni dell'Abruzzo gravemente colpite dal terribile sisma della notte scorsa. Le due società milanesi si sono mobilitate per offrire aiuti concreti: l'Inter ha messo a disposizione di tutti i tifosi della zona colpita dal sisma il Centro di coordinamento Inter club al fine di «organizzare in loco eventuali azioni di volontariato». Il Milan invece, attraverso le parole del dirigente brasiliano Leonardo, ha annunciato che «parte del ricavato del Milan Golf Tour verrà devoluto alla popolazione dell'Abruzzo».

RUGBISTI L'AQUILA AIUTANO IN EVACUAZIONE OSPEDALE - L'Aquila Rugby, grande decaduta della palla ovale italiana che attualmente gioca in A/2, è in prima fila con i suoi giocatori, fin dalla scorsa notte, per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto. «Ci siamo attivati tutti, e ci hanno utilizzato per evacuare l'ospedale», racconta il direttore tecnico Massimo Mascioletti, gloria del rugby abruzzese e ct dell'Italia ai Mondiali del 1999. «È un vero caos - racconta al telefono Mascioletti con tono commosso -, ma facciamo tutto ciò che è possibile. Durante l'evacuazione il nostro estremo Dario Pallotta (colosso di 1.86 per 96 chili ed azzurro nel rugby a sette n.d.r.) si è caricato sulle spalle una donna anziana con tutta la bombola dell'ossigeno che le serviva per respirare. È una tragedia...».

FIORENTINA PRONTA AD AIUTARE POPOLAZIONE - La Fiorentina è pronta a intervenire per aiutare la popolazione abruzzese colpita dal terremoto: il club viola, attraverso un comunicato ufficiale, fa sapere di essere «sinceramente vicina alla gente coinvolta dal drammatico evento e ai propri tifosi che vivono e risiedono nella zona, in particolare al Viola Club L'Aquila, i cui soci sappiamo essere in grave difficoltà. La Fiorentina - prosegue la nota - sarà a disposizione per qualsiasi azione di sostegno e solidarietà».

LIPPI: «SONO SOLIDALE» - «Sono molto vicino a tutte le persone che hanno subito questa tragedia in Abruzzo». Lo ha detto il ct della nazionale italiana di calcio Marcello Lippi, a margine dell'assemblea dei Giovani imprenditori di Confindustria Ancona in corso a Numana. Lippi ha seguito gli sviluppi del terremoto dell'Aquila mentre era in viaggio verso le Marche. «Ho sentito che in particolare L'Aquila - ha aggiunto - è stata colpita. Il centro storico distrutto, i palazzi crollati, è veramente una tragedia. Posso solo dire che sono molto vicino a tutte le persone che l'hanno subita».

SI FERMA IL CALCIO A 5 - La 24ª giornata del campionato di serie A di calcio a cinque, in programma domani, non si giocherà in segno «di solidarietà e vicinanza alle popolazioni colpite dal terremoto e per esprimere il più profondo cordoglio per le vittime». Lo rende noto con un comunicato la Divisione Calcio a cinque della Federcalcio. Una delle partite, Pescara-Luparense, avrebbe dovuto svolgersi in Abruzzo. Sospese anche le gare di ritorno dei play off del campionato nazionale Under 21 in programma proprio in Abruzzo mercoledì prossimo, 8 aprile, ovvero Pescara-Chieti, Raiano-Acqua&sapone Marina e Città di Montesilvano-Loreto Aprutino.

LA FIR APRE UNA SOTTOSCRIZIONE - La Federazione Italiana Rugby ha aperto un conto corrente per sottoscrivere donazioni in favore dei colpiti dal terremoto in Abruzzo. Inoltre l'attività agonistica del rugby in tutto l'Abruzzo è stata sospesa fino al 15 aprile. Il presidente federale, Giancarlo Dondi, ha invitato tesserati e appassionati a fare donazioni. Chiunque desiderasse aderire, ha fatto sapere la federazione, può effettuare un bonifico bancario a queste coordinate, specificando nella causale "Sottoscrizione Fir pro Abruzzo": Banca Nazionale del Lavoro Agenzia CONI di Roma C/C 8730 ABI 01005 CAB 03309 CIN V IBAN IT41V0100503309000000008730. «Un mio caro amico ha perso la casa - dice il presidente Fir Dondi - e so che lo stesso è successo a molti giocatori dell'Aquila. Mi fa particolarmente piacere che i ragazzi del rugby si siano immediatamente attivati per portare soccorso: significa nel nostro mondo continuano a esistere certi valori. Ora ci muoveremo, spero insieme al Coni, per dare un contributo. In Abruzzo ogni attività agonistica è sospesa, ma ciò che conta è dare subito un segnale e fare atti di solidarietà. Quindi daremo un contributo, e poi valuteremo cosa altro fare». Dondi non esclude neppure che parte dell'incasso di uno dei test-match che gli azzurri giocheranno a novembre - contro Nuova Zelanda, Sudafrica e Samoa - venga devoluto alle popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo.

FIGC, INIZIATIVE DI SOLIDARIETÀ - Il Torneo delle Regioni e i Dilettanti in Abruzzo, non i campionati professionistici: per le serie superiori la Federcalcio sta pensando a "iniziative di solidarietà". Lo ha detto a Milano il presidente della Figc Giancarlo Abete. «Questa è una tragedia che colpisce tutto il paese - ha detto Abete - Il calcio è un mondo popolare che deve inchinarsi in segno di rispetto. Ci uniamo al dolore, cercheremo di individuare situazioni più opportune per rispettare questa tragedia». «Siamo uniti nel dolore - ha detto il n.1 della Lega Calcio Antonio Matarrese - ma non possiamo fermarci». Intanto la Lega Nazionale Dilettanti si è già mossa con uno stanziamento di 200 mila euro. La Lnd è stata fra l’altro direttamente toccata dalla tragedia, perché la sede dell’Aquila è stata completamente devastata. È stata inoltre aperta un’unità di crisi che darà assistenza a tutte le società dilettantistiche dell’Abruzzo.

PRO PATRIA-CESENA CON IL LUTTO - Cesena e Pro Patria in campo con il lutto al braccio. Prima del posticipo della 28ª giornata del girone A della Prima divisione di Lega Pro, stasera alle 20.45, ci sarà anche un minuto di raccoglimento per ricordare le vittime del terremoto che ha colpito l'Abruzzo.

BASKET, RINVIATA FINAL FOUR C. ITALIA FEMMINILE - Rinviata a fine maggio la Final Four di Coppa Italia della serie A2 femminile di basket, in programma a Chieti. La Lega ha preso questa decisione a seguito del terremoto che questa notte ha colpito gravemente L'Aquila e l'Abruzzo. La finale a quattro si sarebbe dovuta svolgere mercoledì e giovedì, ma è stata rimandata a sabato 30 e domenica 31 maggio, sempre a Chieti.

IL SOSTEGNO DELL’UISP - Anche l'Uisp si schiera al fianco delle popolazioni colpite dal terremoto e si mette a disposizione della Protezione civile, dichiarando la propria disponibilità a contribuire da subito in tutte le forme che saranno ritenute necessarie. L'Uisp fa appello agli sportivi e alle proprie articolazioni territoriali in tutta Italia per contribuire concretamente alle iniziative di volontariato, di soccorso e di assistenza che vengono attivate in queste ore.

L'AQUILA; DISPERSO GIOCATORE L'AQUILA RUGBY - Tra i numerosi dispersi all'Aquila c'è anche Lorenzo Sebastiani, pilone cresciuto nell'Aquila Rugby e in forza all'Accademia Federale di stanza a Pisa. Sebastiani è cresciuto nelle giovanili della società neroverde e ha partecipato due anni fa ai mondiali Under 19. Secondo indiscrezioni la casa dove abita è crollata. «Su Lorenzo Sebastiani non ho notizie certe. Non si trova da nessuna parte e dieci minuti fa non c'era fra gli sfollati che sono arrivati qui». Dall'ospedale di L'Aquila, dove si trova ancora per partecipare alle operazioni di soccorso dei terremotati, il tecnico dell'Aquila Rugby Massimo Mascioletti conferma che il suo giocatore, un pilone che ha fatto tutta la trafila nella nazionali giovanili italiane, risulta tuttora disperso. «La sua casa è crollata - continua Mascioletti - ma potrebbe essersi salvato. Qui è un caos, e altri di noi sono dislocati in zone diverse. Magari loro riescono a trovarlo».

ZAURI PROPONE COLLETTA CALCIATORI - Una colletta tra i calciatori per raccogliere fondi da devolvere ai terremotati dell'Abruzzo: la proposta è di Luciano Zauri, difensore della Fiorentina nativo di Pescina, in provincia dell'Aquila. «In occasioni di eventi drammatici come questi è giusto che lo sport e il mondo del calcio si mobilitino in modo unito e concreto - ha dichiarato Zauri -. Ho saputo che la Fiorentina e altri club si sono già mossi, è giusto cercare di fare qualcosa per aiutare chi ha perso tutto. Personalmente sono pronto, io sono nato da quelle parti, una parte della famiglia vive a Bergamo, ma in Abruzzo ho ancora tanti parenti e amici e non nascondo che sono molto preoccupato». Sono state ore particolarmente difficili per il difensore viola: «Appena ho saputo mi sono attaccato al telefono per parlare con i miei zii. Mi hanno raccontato che a Pescina, che dista 50-60 chilometri dall'epicentro del terremoto, la scossa è stata più leggera ma la paura è stata comunque tanta. Familiari e amici mi hanno detto di essere stati letteralmente buttati giù dal letto». «Sono stato preoccupato soprattutto per uno zio che abita a Paganica e la prima telefonata - ha specificato Zauri - è stata per lui: per fortuna è rimasto a dormire a Pescina con tutta la famiglia, così si è salvato dal disastro».

Forse qualcuno si ricorda ancora di me



Mi chiamo Vincenzo Paparelli, e sono morto il 28 ottobre del 1979.
Forse qualcuno si ricorda ancora di me. Ero un uomo di trentatrè anni che un giorno fu ucciso allo stadio Olimpico da un razzo a paracadute di tipo nautico sparato da un tifoso ultrà della Roma. Quando sono stato colpito stavo mangiando un panino. Mia moglie Wanda cercò di estrarmi quel tubo di ferro dall'occhio sinistro, ma siccome il razzo bruciava ancora, finì per ustionarsi una mano. Il medico che mi ha prestato i primi soccorsi, dichiarò che nemmeno in guerra aveva visto una lesione così grave. Il giorno dopo tutti i giornali mostrarono una fotografia scattata qualche mese prima, che mi ritraeva in un ristorante insieme a mia moglie. Soltanto il quotidiano Il Tempo pubblicò l'immagine di me, riverso per terra, con la faccia insanguinata e
l'orbita dell'occhio sinistro vuota. Sono stato la seconda vittima del tifo calcistico in Italia, la prima era un tifoso della Salernitana che nel 1963 morì in seguito a degli scontri scoppiati in tribuna con dei tifosi del Potenza. Tra le personalità del mondo sportivo il primo ad accorrere all'ospedale Santo Spirito, dove sono giunto ormai morto, è stato il Presidente del Coni Franco Carraro. Mio cognato quando ha sentito alla radio il mio nome ha pensato a un caso di omonimia. Mio fratello quando ha saputo della disgrazia, ha avuto un forte senso di colpa perché mi aveva prestato la tessera e quel giorno allo stadio al mio posto doveva esserci lui. Mia moglie, che era accanto a me nell'ambulanza, per tutto il tempo mi ha pregato di non morire e mi ha tenuto stretta la mano. Dopo aver sbrigato tutte le formalità in questura e aver ritirato i documenti e i miei oggetti personali, ha avuto una crisi e ha cominciato a urlare. Sulle foto apparse sui giornali i giorni seguenti è ritratta insieme a sua madre che cerca di consolarla e le tiene un braccio sulla spalla. Ha la faccia stanca e scavata, e nei suoi occhi c'è qualcosa di terribile. Il mio nome e quello de i miei familiari sono comparsi sui quotidiani per tutta la settimana dopo l'omicidio e anche quella successiva, ma sempre con minore risalto. Io sono stato definito unanimemente un uomo normale e tranquillo, con un'unica passione, quella per la Lazio. Alcuni quotidiani hanno sottolineato più volte che avevo un'officina meccanica in società con mio fratello e vivevo in una moderna borgata romana chiamata Mazzalupo. Qualcuno ha scritto che avevo comprato il televisore a colori con le cambiali, e il mio unico lusso era un Bmw di seconda mano che tenevo in garage e lucidavo come uno specchio. Dopo la mia morte, il capitano della Lazio Pino Wilson ha telefonato a mia moglie per porgerle le condoglianze. Anche il sindaco di Roma Petroselli ha telefonato, e si è offerto di pagare le spese del mio funerale e ha messo a disposizione della mia famiglia un assistente sociale. Il giocatore Lionello Manfredonia è andato a far visita ai miei familiari regalando a mio figlio più piccolo la sua maglietta con il numero cinque. Al mio funerale c'era tutta la squadra della Lazio, insieme all'allenatore Bob Lovati e al presidente Lenzini. I giocatori della Roma invece non hanno partecipato perché impegnati con la trasferta di Coppa Italia a Potenza, al loro posto la società ha inviato i ragazzi della Primavera. Alla cerimonia funebre hanno assistito migliaia di persone e per quel giorno è stato proclamato il lutto cittadino. La Fondazione Luciano Re Cecconi ha devoluto un milione in beneficenza alla mia famiglia. La giunta regionale del Lazio ha stanziato la somma di cinque milioni come segno di solidarietà. La Società Sportiva Roma ha fatto affiggere una targa in Curva Nord per ricordare la mia persona. Mio fratello Angelo ha proposto alle due società romane una partita Lazio-Roma mista cioè con i giocatori laziali e romanisti mescolati nelle due formazioni, ma alla fine non se n'è fatto niente. Per alcuni giorni sono stato oggetto di un acceso dibattito sulla violenza negli stadi. Il sindaco di Roma ha affermato che bisognava meditare su questa tragedia e discuterne in tutti i club sportivi e nelle scuole. Qualcuno ha proposto che fossero installati negli stadi degli impianti di televisione a circuito chiuso per individuare i tifosi violenti. Il capo degli arbitri, Giulio Campanati, ha chiesto l'abolizione della moviola in Tv. Per alcuni mesi sono state prese drastiche misure repressive: è stato proibito l'ingresso allo stadio di aste di bandiera, tamburi e persino di striscioni dai nomi bellicosi, e anche di spillette e toppe che potessero risultare offensive. Il pubblico doveva incitare la propria squadra solo con la voce e con le mani. Il mio nome è stato, a secondo dei casi, inneggiato e sbeffeggiato dai tifosi della Lazio e della Roma Sui muri della città ancora oggi campeggiano scritte che dicono «Paparelli, sarai vendicato», o «Paparelli non ti dimenticheremo», o anche «10, 100, 1000 Paparelli» o ancora, «Paparelli ti sei perso i tempi belli». In questi ultimi anni i giornali hanno parlato di me, soltanto all'indomani di un nuovo delitto avvenuto allo stadio. Nel 5° anniversario della mia scomparsa, i tifosi mi hanno ricordato prima di una partita con la Cremonese. Sul tartan, all'altezza della Tribuna Tevere hanno spiegato uno striscione con scritto «Vincenzo vive», mentre la curva intonava «28 ottobre Lutto Nazionale». Nel 10° anniversario è stato inaugurato il «Lazio Club Nuovo Monte Spaccato, Vincenzo Paparelli». L'anniversario della mia morte è stato commemorato dai tifosi laziali della Curva Nord per oltre quindici anni, poi da qualche tempo è calato il silenzio. Il torneo di calcio Vincenzo Paparelli è arrivato soltanto alla terza edizione, poi si è fermato per mancanza di finanziamenti. I lavori per le ristrutturazioni dello stadio Olimpico di «Italia '90» hanno cancellato per sempre le curve di un tempo, e con loro la targa di marmo che mi ricordava. Sul motore di ricerca Yahoo digitando il mio nome e cognome racchiudendolo tra virgolette, il risultato dice sempre «Ignored». Nell'archivio del quotidiano il Messaggero, risulta che l'ultima volta che sono stato nominato è il 5 febbraio del 1995, in occasione di un breve articolo sul mio assassino. Il mio assassino si chiamava Giovanni Fiorillo, aveva diciotto anni ed era un pittore edile disoccupato. Subito dopo l'omicidio ha fatto sparire le sue tracce e si è dato alla latitanza. Qualcuno diceva di averlo avvistato a Pescara, qualcun altro a Brescia, qualcun altro ancora a Frosinone, che chiedeva informazioni per comprare le sigarette. Dopo quattordici mesi di clandestinità, si è costituito. Nel 1987 è stato condannato in Cassazione per omicidio preterintenzionale: sei anni e dieci mesi a lui che aveva lanciato il razzo, quattro anni e sei mesi agli altri due complici che lo avevano aiutato a introdurre nello stadio l'ordigno e a utilizzarlo. Durante quel girovagare per l'Italia e per la Svizzera ha telefonato quasi tutti i giorni a mio fratello Angelo, chiedendo scusa e giurando che non voleva uccidere quel giorno allo stadio. Era un ragazzo come tanti, abitava a Piazza Vittorio, era patito della Roma. Sua madre lavorava al mercato, suo padre aggiustatore meccanico. Era gente del popolo, come me. L'articolo sul giornale diceva che Giovanni Fiorillo è morto il 24 marzo del 1993: forse per overdose, forse consumato da un brutto male. Mio fratello Angelo l'ha perdonato, così come l'hanno perdonato mia moglie e anche i miei figli. Una cosa è certa, quel ragazzo è stato sfortunato, così come lo sono stato io. Mi chiamavo Vincenzo Paparelli. Sono morto il 28 ottobre del 1979. Forse qualcuno si ricorda ancora di me.

Il Derby Della Capitale



Finite le attese, il Derby della capitale è finalmente alle porte. C'è tanta rabbia fra le due squadre, due squadre che non sono riuscite a centrare gli obbiettivi proposti a inizio stagione, due squadre che hanno deluso le aspettative. Ora serve il derby per rilanciarsi, per dare fiducia ad uno spogliatoio che si è perso d'animo.

Non c’è altra partita quando guardi il calendario a inizio stagione, nemmeno la Santa Pasqua come quest’anno può metterlo in secondo piano: Lazio-Roma è la partita.. e poco importa se il campionato non è andato come si voleva, se non si lotta per grandi traguardi, il derby è derby.

L’ultimo vinto 3-2 aveva un sapore particolare tutto dedicato a Gabriele Sandri, che nessuno di noi dimenticherà mai. Scusate se sono di parte, ma non si comanda al cuore.

Ora che è andata nel peggiore dei modi, c’è solo da capire se esistano residue possibilità che nella manciata di giorni che mancano al derby la Lazio che si è fatta prendere ignobilmente a schiaffi, dopo Catania e Chievo, anche dal Siena, sappia ritrovare un minimo di dignità.

Si dice che il derby, quando bussa alle porte, non necessita di particolari accorgimenti psicologici perché la squadra si presenti in campo con la giusta concentrazione, soprattutto in una situazione come l’attuale, che per la Lazio trasforma la stracittadina in un’ultimissima spiaggia, oltre la quale – in caso di ulteriore sconfitta – si spalanche­rebbe il baratro del fallimento tecnico. Ma tali e tante sono delusione e amarezza che è difficile sperare che questo copione si ripeta naturalmente, se in questi giorni “norcini” giocatori e tecnico non riusciranno a ritrovare il bandolo di una matassa intricata e ag­grovigliata.
Se ci volessimo aggrappare a un pensiero positivo, meglio fare riferimento ad un precedente simile. Quattro anni fa, dopo la sconfitta pre-natalizia di Udine e l’esonero del tecnico Mimmo Caso, la Lazio si presentò al derby decimata, sfavoritissima, eppure riuscì in una spet­tacolare impresa che resta tra le cose più belle del recente passato. Quando il presente non offre appigli, non resta che affidarsi ai ricordi.

martedì 7 aprile 2009

Benvenuti

Salve amici sportivi, benvenuti nel mio primo Blog dedicato interamente al Calcio, qui potremmo discutere ogni domenica del dopo partita, potremmo commentare i goal, i trasferimenti più celebri e scoprire le nuove promesse.Tutto questo in un unico Blog per appassionati di Calcio!

Il Blog si propone di racchiudere al suo interno tutte le facce del calcio, i lati positivi e i lati negativi.
Vivi le gioie e i dolori dello sport più bello del mondo insieme a noi..